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Vita di don Giovanni Rossi

di Roberto Magni

 

3. L'Università Cattolica e la Casa del Popolo

 

Negli ultimi anni di episcopato il Cardi­nal Ferrari sognava di coronare la sua attività pastorale con due nuove opere, quasi ultimo frutto delle sue profonde intuizioni: l'Università Cattolica e la Casa del Popolo. l'Università, nella pro­spettiva di quel tempo, per illuminare col pensiero cristiano i più assillanti pro­blemi del momento e preparare le forze direttive della vita sociale e politica del paese. La Casa del Popolo per dare alle masse, che dalla campagna si muoveva­no verso la città, una conveniente assi­stenza per le varie esigenze economi­che, professionali, culturali e religiose e raccogliere gli uffici delle organizzazio­ni cattoliche. Nel pensiero del Cardina­le le due opere, pur con la propria fisio­nomia, dovevano completarsi e convergere verso una medesima finalità. E all'inizio furono tanto unite che Don Giovanni, mentre attendeva alla Casa del Popolo, fu anche il primo Segretario del Comitato di Fondazione dell'Uni­versità.

Il 30 settembre 1920 il Cardinal Ferrari dava l'annuncio alla Diocesi della nuo­va Università, approvata da. Papa Bene­detto XV; e il 10 novembre, uscendo per l'ultima volta dall'Arcivescovado, poteva ammirare e benedire in Via San­ta Sofia il vasto terreno acquistato per costruire la Casa del Popolo.

 

Per assicurare la vita della Casa del Po­polo e delle varie iniziative di apostolato, nella primavera del 1920 Don Gio­vanni espose al Cardinale una idea che da tempo andava maturando: invitare i migliori elementi della Azione Cattolica maschile e femminile a formare una Comunità di laici totalmente consacrati all'apostolato. Il cardinale per diversi mesi trattenne il primo schema di Statu­to, rispondendo a ogni sollecitazione di voler esaminare e pregare. Il 17 novem­bre 1920, dal letto del suo martirio fir­mò l'approvazione in esperimento per tre anni della Comunità di San Paolo di­venuta poi Compagnia di San Paolo.

Dopo la morte del Cardinal Ferrari don Giovanni e i primi membri della nuova Comunità si impegnarono alacremente nella realizzazione della Casa del Popo­lo, subito denominata Opera Cardinal Ferrari. Immediate furono le difficoltà e le reazioni verso un progetto ritenuto troppo imponente e grandioso, ma il la­voro proseguì con slancio e ardimento. Il vecchio palazzo di Via Santa Sofia venne restaurato e nella festa di San Giovanni del 1921, mentre ancora du­ravano i lavori ci fu la presa di possesso e l'avvio delle prime attività: opere as­sistenziali, scuole, un refettorio, un pen­sionato. Ogni angolo della casa veniva utilizzato al massimo, alle volte alter­nando l'uso di uno stesso locale per di­versi scopi secondo le ore del giorno e della notte! Nella cappellina dedicata alla Regina degli Angeli si tenevano le funzioni religiose della Comunità e per tutta la giornata la solenne adorazione eucaristica; ogni giovedì una veglia not­turna. Era quella la fonte di ogni entu­siasmo e di ogni fervore.

Cominciarono poi i lavori per un nuovo edificio su Via Mercalli, al lato opposto del vasto terreno. Venne pure allestita una tipografia per la stampa delle prime pubblicazioni, fra le quali il Piccolo, ini­ziato come quotidiano di piccolo forma­to (da qui il nome) ma costretto dalle contrarietà incontrate a trasformarsi in settimanale, con le sole cronache dell'Opera. Divenne così l'organo dell'Associazione Cardinal Ferrari, la grande famiglia degli amici e dei soste­nitori delle varie iniziative di apostolato sociale. Su quelle pagine don Giovanni cominciò le sue lettere nelle quali per tanti anni avrebbe sempre trasfuso il suo entusiasmo e il suo slancio aposto­lico. Altre pubblicazioni  ebbero riso­nanza e rilievo: Il Carroccio, Alba, La Festa, Il Corrierino.

Nell'autunno 1923 le varie attività tro­varono una sistemazione più conve­niente e adeguata nel nuovo palazzo di Via Mercalli: il Segretariato del Popolo, l'Ufficio collocamento, l'Ufficio legale, l'Ufficio assistenza agli ex carcerati, le scuole diurne, serali estive tecniche, professionali di arti e mestieri (per le quali sarebbe venuto in seguito un ap­posito edificio), l'Ufficio Pellegrinaggi, pensionati per universitari e operai, cu­cine popolari, gruppi ginnici e sportivi, e una banda per rallegrare le varie mani­festazioni che si susseguivano nella casa.

La nuova Cappella veniva dedicata alla Regina degli Apostoli. L'attività si este­se ben presto alle scuole di Monza, Gal­larate e Vaprio d'Adda per poi allargar­si in Italia e all'estero. Nell'estate 1923 la prima spedizione a Gerusalemme per aprirvi una casa; sul finire del 1924 a Roma; nel 1926 a Venezia, Genova e Parigi, fra gli emigranti italiani delle banlieux e gli universitari del quartiere latino. Nel 1927 Bologna, con l'Avveni­re d'Italia, la Casa di Redenzione Socia­le di Niguarda e infine il balzo oltre l'oceano, a Buenos Aires.

Seguire il ritmo travolgente di quegli anni sarebbe impresa ardua per chiun­que: a un programma comune di lavoro, ogni casa aggiungeva la propria espe­rienza dettata dalle esigenze locali. Don Giovanni era in continuo movimento da una casa all'altra, con lunghi e fre­quenti nottate in treno per tutto anima­re, incoraggiare, stimolare. Gioie e con­solazioni non mancarono in tanto fervo­re di attività, ma nemmeno le difficoltà, gli ostacoli, le incomprensioni, le soffe­renze, e anche il continuo questuare per sostenere tante opere. Il peso e le diffi­coltà economiche diventarono sempre più forti e gravose per il rapido sviluppo di tante iniziative e per i mutamenti del mondo sociale e politica

 

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