La Pro Civitate Christiana – Laboratorio di fede e di futuro ha l'obiettivo di offrire accoglienza e opportunità, linfa e respiro, missione e servizio: vi invitiamo perciò a rimanere aggiornati sulle iniziative che proponiamo, attaverso il sito e le pagine facebook e twitter.
Tutto cambia al mondo.
Noi assistiamo a trasformazioni di anime, di popoli e di religioni impensabili.
Bisogna che noi prepariamo più che opere, ponti;
più che prediche, dialoghi;
più che ricordi, nuove visioni di un avvenire di libertà, di pace, di giustizia.
don Giovanni Rossi
fondatore della Pro Civitate Christiana
Vita di don Giovanni Rossi
di Roberto Magni
2. Dodici anni con il Cardinal Ferrari
Nel suo lungo episcopato milanese il Cardinal Ferrari visse certamente uno dei periodi più travagliati della Chiesa in Italia per la crescente azione anticleÂricale e le aspre lotte sociali segnate dai primi moti rivoluzionari. Di fronte agli immensi bisogni religiosi e sociali, ai problemi della famiglia, della scuola, della vita pubblica, del mondo del lavoÂro, egli profuse ogni energia per evangeÂlizzare la fede e tutelarne i diritti, con un vasto movimento di stampa, di azione cattolica e di ogni altra forma di attività adatta a penetrare in mezzo al popolo per richiamarlo alla vita cristiana. Fece ancora echeggiare il motto destiÂnato a divenire celebre: "bisogna uscire dalle sacrestie! Noi preti non bastiamo più; non possiamo andare ovunque né avvicinarci a tutti, perché impediti da tanti pregiudizi nei nostri riguardi. Ai laici invece è più facile". A questi laici, soprattutto ai giovani, rivolse il suo apÂpello per invitarli a portare Gesù Cristo nel cuore della vita sociale con un programma sempre più intenso di azione cattolica e di organizzazioni sociali. In questa atmosfera Don Giovanni ebbe modo di formarsi a una vita forteÂmente interiore, assetata di apostolato e di santità , di vivere e farpropria l'ansia del grande Arcivescovo per una animaÂzione cristiana e moderna del proprio tempo.
Amava ripetere: "il Cardinal Ferrari fu per me il Padre e la Madre del mio spiÂrito. Tutto ebbi da Lui: soprattutto la fede e l'amore a Nostro Signore Gesù Cristo". Raramente il Cardinale esortaÂva quanti stavano accanto a lui con la parola, ma incessantemente li infiamÂmava con il suo ardore e li sospingeva con il suo esempio. Don Giovanni visse con lui per quasi dodici anni, fino alla morte del santo Arcivescovo. Fu un peÂriodo determinante per tutta la sua vita. Mentre attendeva alle sue mansioni di segretario, il Cardinale incitava Don Giovanni a esercitarsi nel parlare e nelÂlo scrivere, dicendo: quello che non si sa, si impara. Ebbe anche l'incarico di interessarsi della nascente Parrocchia di S. Maria del Rosario in Milano. Ma ben presto Don Giovanni si incontrò con i giovani che sempre più numerosi e vivaci si muovevano nell'ArcivescoÂvado. Fu nominato Vice Assistente delÂla Federazione Giovanile Milanese. La sua partecipazione al movimento giovanile divenne ancora più intensa e fattiva all'inizio della prima guerra mondiale quando, dopo il richiamo alle armi della maggiore parte degli iscritti, le associazioni trovarono un rinnovato slancio e un più rigoglioso sviluppo con i giovanissimi.
Venne poi la fondazione della Gioventù Cattolica Femminile che da Milano in breve tempo si diffuse per tutta l'Italia. Dopo alcuni mesi di preparazione, il nuovo movimento veniva ufficialmenÂte inaugurato dal Card. Ferrari nella Chiesa di S. Sepolcro la prima domenica di Quaresima del 1918.
Assistente Ecclesiastico Diocesano delÂla Gioventù Cattolica Maschile e di quella Femminile, Don Giovanni diÂvenne il grande animatore di una attiviÂtà sempre più intensa da un estremo all'altro dell'immensa Diocesi. E menÂtre si dilatavano tante opere sociali, ecoÂnomiche, politiche, nella Gioventù CatÂtolica maschile e femminile si formavaÂno - nelle cosidette scuole di propaganÂda - gruppi di giovani che si dedicavano all'apostolato della parola per fare conoscere anche fuori della Chiesa la persoÂna e la dottrina di Gesù Cristo.
Nel fervore frenetico di tanta attività riusciva difficile, se non impossibile, stabilire una distinzione precisa fra l'iniÂziativa del Cardinale e quella del suo seÂgretario. Don Giovanni ha sempre laÂsciato cadere il discorso a questo riguarÂdo, senza approfondirlo anche di fronte a valutazioni o apprezzamenti alle volte arbitrari. Viene comunque spontaneo pensare a una duplice prospettiva: da una parte il timore di togliere al Padre e Maestro anche una minima parte di benemerenza; dall'altra l'opportunità di salvaguardare con il prestigio e la porÂpora del Cardinale le idee alle volte troppo nuove e ardite di un giovane preÂte di circa trent'anni.