La Pro Civitate Christiana – Laboratorio di fede e di futuro ha l'obiettivo di offrire accoglienza e opportunità, linfa e respiro, missione e servizio: vi invitiamo perciò a rimanere aggiornati sulle iniziative che proponiamo, attaverso il sito e le pagine facebook e twitter.
Tutto cambia al mondo.
Noi assistiamo a trasformazioni di anime, di popoli e di religioni impensabili.
Bisogna che noi prepariamo più che opere, ponti;
più che prediche, dialoghi;
più che ricordi, nuove visioni di un avvenire di libertà, di pace, di giustizia.
don Giovanni Rossi
fondatore della Pro Civitate Christiana
Vita di don Giovanni Rossi
di Roberto Magni
4. Il fallimento economico
La crisi scoppiò nella primavera 1930, dopo l'acquisto di un palazzo per il penÂsionato universitario a Parigi. L'iniziatiÂva aveva riscosso ampi consensi e larga solidarietà , ma una violenta e settaria campagna della stampa anticlericale e anti-italiana fece venir meno all'improvÂviso gli aiuti promessi. Le ripercussioni in Italia furono drammatiche e il 10 giuÂgno 1930 quando ormai sembrava viciÂna una schiarita, si ebbe il fallimento della società anonima in cui convergeva la vita economica. Don Giovanni, quale capo, ne assunse ogni responsabilità e ne subì tutta l'umiliazione, con forza eroica e coraggio visse momenti quanto mai dolorosi di solitudine e abbandono. Alla fine del 1931 fu poi costretto a laÂsciare la carica di superiore della ComÂpagnia e la direzione delle sue attività . Il Signore, quando chiude una finestra apre sempre una porta, era solito ripeteÂre e cosi avvenne proprio mentre egli si trovava ormai a una svolta della sua vita.
Nel Natale del 1925 la Compagnia aveÂva compiuto dei tentativi missionari fra gli emigranti italiani a St. Etienne e GreÂnoble in Francia e a Charleroi nel BelÂgio; e nella Pasqua del 1926 li aveva riÂpetuti fra gli italiani delle banlieux di Parigi. La felice esperienza continuò con nuovi sviluppi negli anni successivi con le Missioni tenute a Salerno, TaranÂto, Reggio Calabria, Siracusa, Pisa e proseguì poi con maggiore intensità e frequenza.
Nell'autunno 1932 Don Giovanni, dall'isola di Pantelleria, prese a dirigere il movimento missionario che per tanti anni lo avrebbe portato attraverso tutte le regioni italiane, dai piccoli centri alle grandi città . Seppe intuire subito il valore e l'importanza della strada che la Provvidenza gli apriva per una nuova forma di apostolato più direttamente riÂvolto al popolo, in piena rispondenza alle esigenze - già prima intraviste, ora ancora più evidenti - prospettate dai mutare dei tempi e delle situazioni soÂciali del paese.
L'azione dei laici, inserita nella tradizioÂnale predicazione missionaria dei sacerÂdoti, cominciò a trovare uno sviluppo e una valorizzazione organica e coordinaÂta. Il campo si estese dalla chiesa verso le piazze, i crocicchi delle strade, i luoÂghi di studio e di lavoro, i locali pubblici. La predicazione venne sempre più inÂcentrata in Gesù Cristo, la sua persona, la sua dottrina, la sua grazia, e animata da un grande senso di speranza e di otÂtimismo, per esaltare la bellezza della virtù più che detestare il vizio; cantare l'infinita misericordia di Dio più che minacciarne la giustizia e il castigo.
Don Giovanni giunse in tal modo a, formare gradualmente quello stile e quel metodo che avrebbero dato grande riÂsonanza alle "Missioni Paoline".
Il lavoro missionario fece poi maturare l'idea dello "Studium Christi", pensato come un centro dove l'azione rapida e fugace della missione avrebbe trovato il suo approfondimento attraverso lo stuÂdio, la ricerca, la documentazione, i corÂsi di cultura cristiana.
Le difficoltà e gli ostacoli, non solo all'esterno, furono frequenti e dolorosi: l'apertura alle nuove visioni di apostoÂlato non era sempre ben compresa, alle volte interpretata come incoerenza e rinnegamento del passato.