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Nel Natale sobrio ritroviamo il piacere di regalarci un sorriso

in “la Repubblica” del 20 novembre 2020 L’avaro e malvagio Scrooge (protagonista dei Racconti di Natale di Dickens) costringe il suo povero impiegato a «riscaldarsi alla fiamma della candela» nel gelido inverno londinese del 1843. Si potrebbe pensare a un’esagerazione letteraria — non è così. Ricordo personalmente il mio gesto infantile di passare le mani sopra la fiammella della candela per scaldarle. Quando poi ho letto Dickens confesso d’aver sobbalzato — chi fa più (chi capisce più) un gesto del genere diventato, per fortuna, incomprensibile? La progressiva, travolgente, trasformazione del Natale da una festa della raccolta intimità familiare a quella del consumismo è uno dei fenomeni più largamente commentati, anno dopo anno. In genere lo s’è fatto per deprecare il fenomeno, anche se c’era un’ombra di conformismo nelle critiche. In una società ormai ampiamente secolarizzata nella quale i richiami d’ordine spirituale sono diventati marginali, era inevitabile che il Natale d’un tempo venisse travolto. Provocando tra l’altro un vantaggio economico non indifferente, se è vero che grandi aziende e singoli negozi realizzano buona parte del fatturato proprio durante le feste di fine d’anno. Leggi

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