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Vita di don Giovanni Rossi

di Roberto Magni

 

6. La Cittadella

 

Nel frattempo veniva maturando l'idea della Cittadella Cristiana.

Si cominciò a parlarne e a scriverne per interessare gli amici e

trovare aiuti per la sua realiz­zazione. Quando si stava per iniziare

il primo edificio all'improvviso parve tut­to crollare: Don Giovanni

per tre lunghi mesi fu costretto alla più completa immobilità in

una clinica romana. Fu un periodo di grande sgomento, il 7 ottobre

1950, festa della Madonna del Rosario, vennero poste le prime

fondazioni. Gli avvenimenti successivi ebbero del prodigioso.

Del tutto inatteso compar­ve in Assisi il dott. Furio Cicogna il qua­le

al termine della sua visita disse a Don Giovanni: voi pensate a

predicare e a la­vorare; io penserò alla Cittadella. Il 21 aprile 1951

divenne così una nuova data storica per la Pro Civitate Christiana.

La sorpresa fu tanto grande che nessu­no riusciva a credere, ma i

fatti con la loro concretezza dissiparono ogni dub­bio.

La prima costruzione, già avviata, pro­segui subito con ritmo più

intenso. Al­tre ne seguirono e nel settembre 1953 il nucleo centrale

della Cittadella era una realtà: Cappella, Uffici, Ospitalità,

An­fiteatro, giardini. Seguirono nel 1956 l'Auditorio, nel 1960 il

palazzo dell'Os­servatorio Cristiano, nel 1964 il nuovo complesso

dell'Ospitalità. Nella nuova sede la vita dell'Associazione potò

orga­nizzarsi in modo più organico e unitario consentendo un

maggiore incremento delle attività svolte in Assisi.

Nacquero nuove iniziative per il mondo della cultura e del lavoro:

concorsi drammatici, commissioni artistiche, convegni per scrittori,

artisti, cineasti, musicisti; incontri per dirigenti e lavora­tori delle

aziende, la Marcia delle Fede per gli universitari. L'Osservatorio

Cri­stiano, da parte sua, diede sviluppo alla documentazione cristiana con la Galle­ria d'Arte moderna, la raccolta icono­grafica, la biblioteca, lo schedario biblio­grafico, la raccolta di dischi e musiche. Lo sviluppo delle attività in Assisi im­pose, necessariamente, qualche limita­zione all'attività missionaria che sem­pre era proseguita nelle città italiane. Il rammarico fu vivo e sincero, confortato però dalla certezza che si trattava della sostituzione parziale di una attività con altre ugualmente utili e preziose, tutte dirette all'unico scopo: l'avvento del Regno di Cristo e il bene dei fratelli.

 

 

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