(di Alfonso Gatto)
Torneranno le sere a intepidire
nell'azzurro le piazze, ai bianchi muri
la luna in alto s'alzerà dal mare
e nella piena dei giardini il vento
fitto di case, d'alberi , di stelle
passerà per la grande aria serena.
Torneranno nel sogno anche le voci
delle famiglie illuminate a cena,
la rapida ebrietà del loro riso.
O finestrelle, pozzi, logge, vetri
attaccati alla vita, allo spiraglio
delle fresche delizie e dei rimpianti,
o luna nuova sulla mia memoria,
tornate ad albeggiare con quel canto
di parole perdute, con quei suoni
struggenti, con quei baci morsi al buio.
Siate la polpa rossa dell'anguria
spaccata in mezzo alla tovaglia bianca.
Alfonso Gatto
NB: Scritta dall'Autore salernitano nel periodo del dopoguerra
(anni 1946/48) quando si cominciava a respirare la pace e a sognare di nuovo l'amore e la gioia dell'essere insieme.
Quel “tornate ad albeggiare” può essere anche il nostro desiderio
in tanto imperversare di bufere.
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