Sto cercando di immaginare la scena. Due innamorati. Non si sono visti per tutta la quarantena. Abitano in due città diverse e il lockdown li ha bloccati a 200 km di distanza. Quando il blocco sarà finito, potranno incontrarsi di nuovo. Uno/a dei due andrà dall'altra/o o si troveranno a metà strada. A un dato momento, carichi di emozione, si incontrano. La sensazione di volersi gettare l'uno/a delle braccia dell'altra/o è fortissima, un contatto a lungo sognato in questo tempo sospeso. Ma qualcosa come una forza respingente rallenta lo slancio, una volta arrivati al fatidico metro di distanza. Da qui in poi l'abbraccio prosegue in slow motion, ma tutto frammentato e scoordinato. Il dialogo tonico dei corpi, che pure si desiderano tanto, fatica a stabilirsi. Ci si avvicina e ci si allontana, si guarda l'altra/o con un filo di sospetto, si scruta con un filo d' ansia questa distanza che si accorcia. Nell'avvicinarsi si sbaglia lato, si sbaglia ritmo, ci si scontra coi nasi o con le spalle, e le facce sono tese, l'espressione dei visi è combattuta. I corpi non si fanno subito concavi e aperti per accogliere l'altro corpo, per avvicinare la pancia, il tronco, la testa, le guance... Le labbra poi! Trascorrono secondi preziosi prima che la danza scomposta di vicinanza e distanza si armonizzi, e non è detto che quando si incontrano ci sia sincronia, uno avanza, l'altra arretra e viceversa, e la labbra non sono subito morbide e pronte ad aprirsi al bacio... Tutta la fatica fatta per imparare il distanziamento sociale ha ormai prodotto un automatismo, c'è quella sensazione di pericolo nell'essere a contatto, e il messaggio che passa dai corpi è "ho paura, come posso aver di nuovo fiducia in te?" Perché questa è la posta in gioco, eredità delle misure di prevenzione del contagio. Che fai così vicino? Come farò a sentirmi al sicuro con te? Adesso è tutto fuori fase, il desiderio di vederti, toccarti, è bruciante. Ma arriva, in automatico, la sensazione che il tuo respiro sul mio, che tanto ho desiderato ritrovare, mi possa far male. 'Amore, guardami, sono io, non sono 'gli altri'!" La scena si chiude così: (Incontrarsi scena 1-bis.) - Campo lungo. - I due si allontanano di nuovo. - Stavolta si invertono le velocità. - I primi passi di avvicinamento sono lenti e cauti. - Mano a mano, in modo cauto, prendono velocità e finalmente ecco lo slancio, la corsa, il volare l'uno/a nelle braccia dell'altra/o. Le guance si appoggiano un po' come a sentire. Le facce, senza staccare il contatto, ruotano quel poco che permette alle labbra di incontrarsi - Sentirsi, assaggiarsi un poco, - E poi smarrirsi e ritrovarsi e smarrirsi e ritrovarsi ancora, dentro gli abissi caldi di quel bacio.
Rosella De Leonibus
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