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Abbiamo una casa (Beppe Sivelli)

Quando giro la chiave ed entro in casa, quando depongo i vestiti e mi metto in tuta, tiro un sospiro di sollievo, poi giro per le stanze, tocco le mie cose ed é un pò come ritrovarsi.

Mimmi, Mirella, spesso la trovo in cucina. E' un suo territorio; chiedo se ha bisogno. Quasi sempre è già tutto preparato con cura e varietà. La cucina non è grande. Ritengo la mia presenza ingombrante, e poi, non faccio per vantarmi, ma lì sarei capace di fare molto poco.

Mimmi dice che "chi fa da sé fa per tre". Io penso che che chi fa da sé fatichi il doppio e che lei almeno vorrebbe sapere il nome degli altri due.

Oggi la nostra casa è diventata grande da quando le figlie si sono sposate, due camere sono vuote, in avvenire una potrebbe servire alla badante.

La sala da pranzo e la camera da letto sono due stanze particolari, due ambienti dell'intimità dove l'amore può manifestarsi in tutta la sua forza e debolezza.

Credo che la casa, qualunque casa, sia per la coppia un laboratorio permanente di sentimenti ed emozioni, in un'oscillazione continua tra allontanarsi e ricercarsi, tra perdersi e ritrovarsi, modalità che costituiscono la vitalità del rapporto.

La casa, luogo di incontro e di scontro, dove si scopre che i partners sono coloro che ti stanno vicino quando si devono affrontare tutti i problemi che derivano dall'averli sposati, e che si perde tempo nel tentativo di cambiarli.

E' un lento percorso quello di accettare che LEI ami te, due figlie, una nipote, le sue piante, le sue attività, il labrador tutti allo stesso tempo. La casa è un racconto di storie di umanità, racchiuse tra quattro mura, storie di due persone capaci anche di vivere da sole ma che hanno deciso di vivere insieme.

Storie di persone limitate, imperfette, infedeli, deboli, che riconoscono le crisi come momenti per fare riparazioni e restauri e trovare ragioni di esistenza.

A proposito, scherzando con gli amici dico che mi alleno in casa poi vado in trasferta in studio per fare terapia di coppia. Poco alla volta si capisce di essere sulla buona strada quando incominciano a piacerti le imperfezioni, le piccole manie dell'altro. Naturalmente i pregi erano già apprezzati.

Si può anche scoprire che a volte ci siamo arrabbiati e offesi perché avevamo dormito male o non digerito bene e molto più spesso quando la nostra supponenza non riconosceva le ragioni dell'altro. Così scendendo dal nostro piedistallo si impara che si sta meglio ad andare d' accordo che vincere.

La casa è un invito a a ricominciare, giorno dopo giorno, e per farti sentire benvenuto, quando ci entri, ti obbliga a guardarti in faccia e a dialogare; così, anno dopo anno, puoi arrivare alle nozze d'oro e scoprire che con lei puoi parlare anche in silenzio.

La casa, luogo di integrazione, dove nonni, genitori, figli, nipoti rendono visibile e tangibile il ciclo della vita nella sua totalità e nei suoi vari momenti.

La casa è un dono per imparare ad amare, creare, soffrire, sperare e a farsi piacere il difficile, perché, come diceva Kierkegaard, "non è il cammino che è difficile ma è il difficile che è cammino".

La casa allora come terra di frontiera dove l'abbracciarsi, sentirsi allegri, giocare, sorridersi, danzare, diventa la risposta all'inatteso per essere protagonisti nelle situazioni e sulle cose e per realizzare un ideale più grande dei due.


Beppe Sivelli

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