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L'Indonesia piange la strage dei bimbi

Elena Loewenthal

Mon Jul 26 2021 22:00:00 GMT+0000 (Coordinated Universal Time)

Muoiono come mosche, se non fosse che il paragone è tremendamente inopportuno. Centinaia di bambini muoiono in Indonesia per il Covid-19 secondo un ritmo tanto crudele quanto regolare, in sintonia con l'impennata dei contagi in quello che è uno dei paesi più popolosi al mondo.

Muoiono come mosche, se non fosse che il paragone è tremendamente inopportuno. Centinaia di bambini muoiono in Indonesia per il Covid-19 secondo un ritmo tanto crudele quanto regolare, in sintonia con l'impennata dei contagi in quello che è uno dei paesi più popolosi al mondo. Sovraffollamento, disarmante lentezza nelle vaccinazioni e per di più basso tracciamento – probabilmente quei bambini sono tanti di più di quelli dichiarati dalle cifre della mortalità "ufficiale". Nella settimana di metà luglio dei centocinquanta bambini che non ce l'hanno fatta almeno la metà aveva meno di cinque anni. Perché? Perché questo dato che, nel mezzo di una pandemia senza precedenti, ci lascia di stucco malgrado in questi mesi si sia ormai visto di tutto? Ancora una volta, questa stramaledetta pandemia sembra capace di sorprenderci con il suo ghigno beffardo, colpendo ora proprio quella fascia d'età che pareva quasi immune.
Sarà colpa della variante Delta, sarà colpa della impreparazione globale di fronte a questo gigantesco imprevisto che ci tormenta tutti ormai da quasi un anno e mezzo. Ma forse è colpa soprattutto di un'altra cosa, questa strage di innocenti.
Questa cosa si chiama diseguaglianza.
Un vecchio adagio ebraico dice che "il mondo si regge sul respiro dei bambini...": dover immaginare quei bambini che muoiono perché il virus strozza loro il respiro è uno scandalo che ci riguarda tutti. Perché quei bambini muoiono di Covid non per fatalità ma perché vivono in un pezzo di mondo molto diverso dal nostro, visto che la cifra di questo nostro mondo è la diseguaglianza. Perché in Indonesia quando i bambini si ammalano non sanno "dove portarli", parola di pediatra, perché gli ospedali sono saturi, i pazienti stanno a casa e contagiano adulti e bambini, in una catena senza fine.
E allora, tanto è sacrosanta la campagna vaccinale nel Primo Mondo, tanto è essenziale che i nostri giovani e i nostri bambini siano al riparo dal contagio attraverso la vaccinazione e le misure sanitarie quanto lo è infrangere le diseguaglianze e fare in modo che questo succeda dappertutto, non solo qui, nel nostro ovattato Occidente. Perché se c'è qualcosa che questa stramaledetta pandemia ci ha insegnato è che il virus si fa un baffo dei confini e delle distanze: per il letale microrganismo il Primo Mondo vale tanto quanto il Terzo.
Però i bambini no: i bambini valgono di più. Ovunque nel mondo dovrebbe essere così, ovunque nel mondo il dolore e la morte dei bambini dovrebbe essere uno scandalo inaccettabile, innominabile. E dunque, se in Indonesia muoiono centinaia di bambini a causa del Covid perché non ci sono né posti letto né vaccinazioni né adeguate misure sanitarie, allora dobbiamo sgomentarci e riempirci di paura come se quei bambini fossero nostri. E ficcarci una buona volta in testa che questa stramaledetta pandemia finirà soltanto grazie a due cose: i vaccini a tappeto e la consapevolezza che il virus non fa discriminazioni di sorta. Per lui siamo tutti uguali, ai quattro angoli del mondo. Non possiamo dargli torto, a ben pensarci.

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