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Tutto cambia al mondo.
Noi assistiamo a trasformazioni di anime, di popoli e di religioni impensabili.
Bisogna che noi prepariamo più che opere, ponti;
più che prediche, dialoghi;
più che ricordi, nuove visioni di un avvenire di libertà, di pace, di giustizia.
don Giovanni Rossi
fondatore della Pro Civitate Christiana
«Rocca» e una storia lunga 80 anni
Luca Rolandi
Mon Sep 20 2021 22:00:00 GMT+0000 (Coordinated Universal Time)
Era il 1940 e l’Italia era appena entrata in guerra. Sarebbero stati cinque anni tragici e orrendi per l’intera umanità, ma ad Assisi, nella giovane esperienza cristiana della Pro Civitate ideata da don Giovanni Rossi, il suo profetico prete fondatore, nasce una rivista quindicinale con il nome di «Rocca», [...]
Era il 1940 e l’Italia era appena entrata in guerra. Sarebbero stati cinque anni tragici e orrendi per l’intera umanità, ma ad Assisi, nella giovane esperienza cristiana della Pro Civitate ideata da don Giovanni Rossi, il suo profetico prete fondatore, nasce una rivista quindicinale con il nome di «Rocca», come quella che era in alto sulla punta della città di san Francesco. Pur auspicando il proseguimento delle pubblicazioni del settimanale «La Festa» su temi di varia attualità, don Giovanni voleva che nascesse una nuova rivista specifica e coraggiosa che per conto dell’associazione sviluppasse, in modo più divulgativo e approfondito, figura e messaggio cristiano. Nel suo primo numero del giugno 1940 don Giovanni Rossi scriveva: «L’abbiamo chiamata Rocca perché unica è la rocca di che non patì mai scosse di terra né corrosione di tempo né disfatta di rinunzie, la Chiesa cattolica, apostolica, romana per la quale noi pure vogliamo vivere, lavorare, ieri, oggi e sempre». Nella testata, sotto il titolo, come ricorda nella pregevole biografia su don Rossi Giancarlo Zizola, c’è tutto il programma e il coraggio di un’avventura dagli esiti non scontati che ha raggiunto gli ottant’anni di vita: «Quindicinale di informazione e divulgazione cristologica della Pro Civitate Christiana».
Nel primo numero Virginia Pagani, una delle volontarie delle origini, tracciava un profilo di una personalità affascinante e problematica della storia del cattolicesimo moderno, Marie-Joseph Lagrange, fondatore dell’Ecole biblique di Gerusalemme, mentre nel secondo numero, uscito in data 15 giugno, iniziava la sua collaborazione don Primo Mazzolari con le sue perle evangeliche. In uno dei primi numeri Carlo Falconi ricordava Alfred Loisy, rivisitando, in tempi non facili, la questione modernista e la lotta che subirono molti pensatori, religiosi e laici. Fin dalle origini, anche nel tempo difficile della guerra e poi con la speranza della libertà ritrovata, «Rocca» è sempre incisiva e fuori dal coro grazie alla lungimiranza di don Rossi che affermava: «Non è che in Italia manchino uomini capaci di scrivere, forniti di pietà, scienza e ingegno, amore [...] ma non fiorisce un mecenatismo incoraggiante gli scrittori a produrre libri che formino una letteratura cristiana, che s’imponga e sia accessibile a tutti ».
Un cammino lungo ottant’anni pieno di riflessioni, confronti, dialoghi e anche strappi profetici, a volte non compresi. Ottant’anni di strada, come ha intitolato la rivista per celebrare l’anniversario che nelle parole dell’attuale direttore Mariano Borgognoni descrive l’avventura iniziata da don Rossi e poi proseguita da donne e uomini che a quella testimonianza hanno dedicato l’intera esistenza. Difficile fare tutti i nomi: forse Anna Portoghese, Gino Bulla e Claudia Mazzetti sono tre colonne di questo cammino, ma non solo loro. Nell’intervista di Renzo Salvi, nel numero celebrativo, Raniero La Valle ripercorre un itinerario che riguarda due salvezze: quella dell’umanità e di Dio per l’umanità, con al centro il tema della missione che ha segnato la Pro Civitate Christiana come cardine del suo operare. Quanta strada «Rocca» ha compiuto accompagnando le grandi missioni in tutti gli angoli d’Italia, i convegni di studi giovanili a fine anno e quelli per tutti, cristiani in dialogo con il mondo alla fine dell’estate, e poi le collaborazioni illustri di note e meno note firme del giornalismo nazionale e internazionale, rubriche e approfondimenti globali e universali in un panorama giornalistico anche di ispirazione cristiana, con le eccezioni delle riviste missionarie, sempre molto rivolto ad intra. Decenni di presenza nei luoghi di frontiera, non solo parrocchie e gruppi, ma scuole e biblioteche, centri di aggregazioni laica ma attenti al fenomeno religioso. I temi molti e sempre approfonditi con un occhio sempre vigile e attento all’attualità.
Alla Chiesa nel mondo secondo la lezione del concilio Vaticano II. Una rivista che fu giovannea con Roncalli, problematica con Montini e critica ma anche solidale con Karol Wojtyła, dialogante con il teologo Ratzinger e speranzosa e sempre pensante con il Papa di nome Francesco. Quindi teologia, il dibattito sull’ecumenismo e il dialogo interreligioso, la psicologia e la sociologia, l’antropologia culturale, la scienza e la tecnologia non sono mai mancate sulle pagine di «Rocca», insieme alla politica e all’economia e alle riflessioni dei più avanti teologi, da Carlo Molari a Bruno Maggioni, da Gianfranco Ravasi alle teologhe e alle religiose di frontiera e di profetica visione di una Chiesa madre e aperta al mistero di un Dio indefinibile secondo i canoni umani, ma misteriosamente presente nella storia grazie a quel Gesù il nazareno che ha salvato il mondo e che cammina ancora con noi.