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«I laici, non “ospiti” nella Chiesa Le donne vanno più valorizzate»

Gianni Cardinale

Sun Feb 19 2023 11:30:00 GMT+0000 (Coordinated Universal Time)

Papa Francesco ribadisce che i laici non sono “ospiti” nella Chiesa ma protagonisti, e ricorda ai giudici ecclesiastici di tutelare sempre le persone prima dei codici. Lo ha fatto ieri in due distinte udienze.

Papa Francesco ribadisce che i laici non sono “ospiti” nella Chiesa ma protagonisti, e ricorda ai giudici ecclesiastici di tutelare sempre le persone prima dei codici. Lo ha fatto ieri in due distinte udienze. Ricevendo i presidenti e i referenti delle Commissioni per il laicato delle Conferenze episcopali partecipanti al Convegno promosso dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, il Pontefice ha indicato loro la strada da percorrere insieme per arrivare a «un popolo di Dio nella missione». Francesco ha ricordato che «l’esigenza di valorizzare i laici non dipende da qualche novità teologica e neppure da esigenze funzionali per la diminuzione dei sacerdoti», né per «concedere una “rivincita” a chi è stato messo da parte in passato». Ma si fonda su «una corretta visione della Chiesa», quella di «Chiesa come popolo di Dio, di cui i laici fanno parte a pieno titolo insieme ai ministri ordinati». Di qui l’invito a «recuperare una ecclesiologia integrale» che pone l’accento sull’unità e non sulla separazione, dove il laico non è il non religioso, ma «va considerato come battezzato».

Per il Papa, «la tentazione più grave in questo momento» è infatti quella di concepire «il clero separato dai laici, i consacrati separati dal clero e dai fedeli, la fede intellettuale di alcune élites separata dalla fede popolare, la Curia romana separata dalle Chiese particolari, i vescovi separati dai sacerdoti». Secondo Francesco, «è vero che i laici sono chiamati a vivere principalmente la loro missione nelle realtà secolari in cui sono immersi ogni giorno, ma ciò non esclude che abbiano anche le capacità, i carismi e le competenze per contribuire alla vita della Chiesa». Ad esempio «nell’animazione liturgica, nella catechesi, nella formazione, nelle strutture di governo, nell’amministrazione dei beni, nella programmazione e attuazione dei programmi pastorali». Per questo «i pastori vanno formati, fin dai tempi del Seminario, a una collaborazione quotidiana e ordinaria con i laici, così che il vivere la comunione diventi per loro un modo di agire naturale». Così questa «corresponsabilità vissuta» fra laici e pastori «permetterà di superare le dicotomie, le paure e le diffidenze reciproche». «È ora – ha esortato Francesco che pastori e laici camminino insieme, in ogni ambito della vita della Chiesa, in ogni parte del mondo!». Infatti «i fedeli laici non sono “ospiti” nella Chiesa, sono a casa loro, perciò sono chiamati a prendersi cura della propria casa». E quindi «i laici, e soprattutto le donne, vanno maggiormente valorizzati nelle loro competenze e nei loro doni umani e spirituali per la vita delle parrocchie e delle diocesi». Parlando ai partecipanti al Corso di formazione per gli operatori del diritto, promosso dal Tribunale della Rota Romana, il Papa ha ricordato che il diritto canonico e la missione di diffondere la Buona Notizia non devono essere considerate come due realtà separate, ma «è decisivo scoprire il nesso che le unisce ». Quindi, «né diritto senza evangelizzazione, né evangelizzazione senza diritto». Infatti «il nucleo del diritto canonico riguarda i beni della comunione, anzitutto la Parola di Dio e i Sacramenti». Ogni persona ha «diritto all’incontro con Cristo, e tutte le norme e gli atti giuridici tendono a favorire l’autenticità e la fecondità di questo diritto». Pertanto «il diritto ecclesiale appare intimamente legato alla vita della Chiesa, come un suo aspetto necessario, quello della giustizia nel conservare e trasmettere i beni salvifici». In questo senso «evangelizzare è l’impegno giuridico primordiale». È quello che fa la differenza «tra i sacerdoti, tra un pastore e un chierico di Stato». Il primo «va per evangelizzare e dà compimento a questo diritto primario », il secondo, «una sorta di curato di corte», svolge «una funzione ma non soddisfa il diritto che hanno i popoli di essere evangelizzati». Rivolgendosi agli operatori per la pastorale familiare presenti al corso, Francesco li ha invitati a non ignorare le questioni giuridiche concernenti il matrimonio. «Basti pensare – ha spiegato – al compito di prevenire le nullità di matrimonio durante la fase previa alla celebrazione, e anche accompagnare le coppie in situazioni di crisi, compreso l’orientamento verso i tribunali della Chiesa quando sia plausibile l’esistenza di un capo di nullità».

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