La Pro Civitate Christiana – Laboratorio di fede e di futuro ha l'obiettivo di offrire accoglienza e opportunità, linfa e respiro, missione e servizio: vi invitiamo perciò a rimanere aggiornati sulle iniziative che proponiamo, attaverso il sito e le pagine facebook e twitter.
Tutto cambia al mondo.
Noi assistiamo a trasformazioni di anime, di popoli e di religioni impensabili.
Bisogna che noi prepariamo più che opere, ponti;
più che prediche, dialoghi;
più che ricordi, nuove visioni di un avvenire di libertà, di pace, di giustizia.
don Giovanni Rossi
fondatore della Pro Civitate Christiana
Franco Filograna, Natività 2023
Ancora una volta il nostro Franco Filograna ha voluto farci dono di una straordinaria rappresentazione artistica della venuta del Signore. Né il Signore si stanca di rinascere nel cuore, mai come ora aperto dell’umanità sofferente, né Franco si stanca di coglierne il senso e la permanente attualità.
La stella azzurra del divino, del Dio padre e madre di ciò che esiste, scende fino a raggiungere la vita della terra, il sangue rosso dell’esistenza e dei conflitti che l’attraversano. Si piega fino a scomparire, fino a farsi terra. Questa è l’incarnazione, la kenosi, la spoliazione, “non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso (...) divenendo simile agli uomini”, condividendone per dirla con le parole della Preghiera della Pro Civitate Christiana, la fatica, la festa, l’amicizia, il dolore e la morte.
Nell’opera di Franco Filograna il bambino, l’Emmanuele è nel cuore di un mondo inquieto, di curve spezzate, di sentieri interrotti, dentro una fiamma che pare rivolgersi o forse rivoltarsi anche verso il cielo. Maria, terra di Dio, è china su di lui per proteggerlo ma il suo sguardo non nasconde l’angoscia. Il suo viso, a guardarlo bene, disegna una colomba bianca, messaggera di una pace ancora possibile.
Giuseppe sembra avere addosso il pesante mantello di Elia e di Eliseo. Lui, il giusto, il silenzioso padre del figlio Dio, assume una statura imponente. Ormai non il tuono dei profeti ci racconta Dio ma il silenzio operoso e tetragono degli operatori di pace in un mondo arroventato da parole e gesti di forza, di guerra e di dominio.
Ottocento anni fa nella notte di Greccio, illuminata da lanterne e canti, Francesco mise su un piccolo presepe vivente fatto da un bue, un asino e una mangiatoia (presepium). Non c’era il bambino Gesù ma alcuni lo videro in braccio a Francesco che lo resuscitò nel cuore di quanti lo avevano dimenticato, o lo cercavano trasformando le croci in spade. L’accennato bambino di Franco ci dice che quando Dio viene nasce un uomo, con ogni fragilità. Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore. Giovanni della Croce sintetizza così il brano di Matteo sul giudizio finale. Riconoscere Dio in un bambino é davvero la disarmante sfida della fede cristiana. E il Natale, in questo senso, è perfino piu esigente della Pasqua. Ci chiama ad aver cura di Dio, estremo paradosso che ben comprese una giovane ebrea morta nei campi nazisti Etti Hillesum. “Una cosa diventa diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare in questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio”.
Mariano Borgognoni