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Perdono (Laura e Leonello)

Quella volta ho sbagliato. Molte volte ho sbagliato. Troppe volte. Si ma …

Ormai ho potuto e dovuto accettare che il perdono lo ricevo per dono di qualcuno. Che lo chieda al Signore nel silenzio del mio pregare oppure nel bigliettino lasciato accanto al caffè del mattino. Se accolto c’è l’abbraccio che non separa ragione e torto, pregiudizio e bontà, nero e bianco.

Perdono e abbraccio. Due parole impegnative che assomigliano e riproducono le barriere “bianche e rosse” al confine tra due territori: quello dell’orgoglio (terra mia) e quello dell’affetto (terra di chi mi accoglie). Con il perdono il mio viaggiare, come crescita e ricerca della verità, posso varcare questo confine a volte verso le mie ragioni e spesso verso la ragione dell’altro.

C’è un cuore come bussola che dovrebbe orientare i miei passi. Ma c’è troppo spesso il pensare che le mie ragioni debbano sentirsi accolte comunque. Se però qualche volta accetto di varcare il confine, non come un limite ma come una opportunità, allora la prospettiva cambia.

Quando strimpello qualcosa al pianoforte mi capita di scegliere secondo le mie preferenze. Ma ogni tanto mi chiedo quale brano potrebbe essere più gradito a chi è disponibile all’ascolto.

Il perdono lo vivo come una musica che ci viene offerta come un territorio che non ha bisogno di confini per essere riconosciuto come mio o tuo, ma ci aiuta a leggerne nella comune proprietà, la fortuna di poterlo condividere, abitare e coltivare. Magari per coglierne quei frutti che si rivelano nuovi, sorprendenti e gustosi. Così per vivere la gioia di vedere apprezzati quelli che, con umiltà, ho piantato e fatto crescere.

Leonello per Laura

Quando, dopo un silenzio a volte breve a volte lungo, sento le note della canzone che mi ricorda i tanti bei momenti condivisi, sorrido e mi commuovo perché capisco che stiamo per varcare il confine che ci riporterà all’abbraccio.

Non so suonare, ma ho imparato a capire attraverso quell’armonia di note che, ancora una volta, le nostre ferite non sono incurabili.

Le mie note non sono suonate ma scritte su pezzetti di carta lasciati alla sera accanto alla tazzina di caffè o sul comodino. Parole scritte perché mi facilitano il passo che mi porterà a dire: Perdonami! Ti perdono! Parole scritte perché non possono essere fraintese dal tono di voce con cui vengono pronunciate o condizionate dallo sguardo che le accompagna mentre vengono dette.

Non è mai facile arrivare al perdono ma arrivare all’abbraccio perduto è l’unico obiettivo e questo dà forza.

Con gli anni sto imparando che abbiamo tempi diversi per iniziare a percorrere la strada che ci riporterà a sentire il calore di quell’abbraccio che riunisce i nostri cuori. Forzare quei tempi allontana quel momento.

Laura per Leonello

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